Nelle case popolari la ditta di pulizia è imposta dal clan: “Donne pagate 300 euro al mese”

Il clan De Micco-De Martino, disarticolato dal blitz di oggi, controllava l’assegnazione delle case popolari; gli inquilini costretti anche a pagare la ditta di pulizia imposta.
A cura di Nico Falco
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Il clan De Micco-De Martino di Ponticelli aveva "ereditato" la gestione delle case popolari dal clan De Luca Bossa e ne disponeva a proprio piacimento, assegnando le abitazioni dietro pagamento e incassando denaro anche dalla ditta di pulizia, scelta dal gruppo criminale e imposta agli inquilini, che erano costretti a pagare dieci euro al mese a famiglia. Emerge dall'ordinanza eseguita oggi, 3 ottobre, dalla Polizia di Stato contro i "Bodo" e gli "XX": misure cautelari per 60 persone, ritenute legate ai due gruppi criminali.

Le case popolari gestite dal clan di Ponticelli

Uno degli episodi ricostruiti dagli inquirenti riguarda un'abitazione del rione Fiat in cui sarebbe dovuto andare a vivere, dopo la scarcerazione, Giuseppe De Martino, figlio di Francesco, quest'ultimo ritenuti ai vertici dell'organizzazione criminale. Parlando al telefono con la moglie, Carmela Ricci, Francesco De Martino viene a sapere che in quella casa ci abita già un ragazzo. E scatta: "Ma che stai dicendo? Ma che, le regaliamo? Ma fammi capire". La donna, però, lo tranquillizza: "No… chi lo ha detto… a regalare… quello ce la paga, il ragazzo…". Marito e moglie sono tra i destinatari dell'ordinanza di oggi.

Gli inquirenti hanno ricostruito che il clan aveva il controllo pressoché totale degli appartamenti popolari, affare che aveva una duplice valenza: se da un lato permetteva introiti dai 2.500 ai 5mila euro per singola cessione (a seconda di quanto fosse gradita la famiglia), dall'altro permetteva al gruppo criminale di rafforzare la propria presenza sul territorio, circondandosi di persone compiacenti e togliendo l'abitazione a chi era legato ad altri clan, a parenti di collaboratori di giustizia e, ovviamente, anche a persone perbene.

Le estorsioni agli inquilini per la pulizia

Gli inquilini delle abitazioni erano obbligati a pagare ditte di pulizia collegate al clan per gli spazi comuni dei caseggiati popolari; gli inquirenti hanno ricostruito anche diversi episodi di minacce a chi si rifiutava di versare 10 euro al mese, quota stabilita dal gruppo criminale per ogni famiglia.

A entrare più nel dettaglio nell'affare della pulizia è il collaboratore di giustizia Antonio Pipolo, condannato nel marzo scorso a 26 anni di carcere per il duplice omicidio di Carlo Esposito e dell'innocente Antimo Imperatore, delitti di cui il 28enne si era accusato poco dopo, quando si era costituito alle forze dell'ordine.

Pipolo, legato ai De Micco, ha raccontato che le estorsioni agli inquilini erano state prima gestite dai De Luca Bossa – Minichini – Casella, successivamente l'affare era passato ai De Micco-De Martino: "Quando abbiamo preso noi in mano la situazione, abbiamo deciso di scegliere noi una nostra ditta di pulizia e di non utilizzare quella dei De Luca Bossa".

La scelta era ricaduta su una ditta di una donna residente a Poggioreale, che già si occupava della pulizia nel rione Fiat per conto dei De Martino. Secondo il collaboratore, la ditta percepisce 4.500 euro di guadagno per la pulizia nelle zone sotto il controllo del clan e versa dai De Micco 2.500 euro. Le ragazze impiegate, conclude, "sono sfruttate e sottopagate, percepiscono circa 250/300 euro al mese a nero".

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